martedì 23 agosto 2022

Cosa è la vita? (by Franco Ruinetti)

 

   

 COSA E' LA VITA?


Ricordo la mia solitudine

nella triste primavera

della fanciullezza.

Quando calava la sera

rimanevo seduto

dietro una vetrata

e guardavo il giorno

perdersi lentamente.


Ora scendo la lunga scala

degli anni

e, venuto da lontano,

mi presento a me stesso

di allora.


Il fanciullo mi guarda e,

muto, con gli occhi

che parlano

mi fa le antiche domande:

“Perché sono vivo, cosa è la vita?”

alle quali non so rispondere.


Mi guarda ancora e,

senza battere ciglio,

sembra dirmi: “Ma allora,

che sei invecchiato a fare?”

 


 
Franco Ruinetti

lunedì 22 agosto 2022

Gli spilli di maneglia (520)

       

...... giochi politici sotto l'ombrellone in vista delle imminenti elezioni!

lunedì 25 luglio 2022

sabato 23 luglio 2022

L'Italia al voto con le "Rampe minate" di Man

 

 
l'Italia verso il voto con "rampe minate"
....ci aspetta un ferragosto piu' caldo del solito:
il "Grande Circo delle Promesse" ha già aperto il suo tendone e i suoi clown sono già al lavoro.....

lunedì 11 luglio 2022

giovedì 7 luglio 2022

Addio a Bruno Brolli

Fighille Arte apprende con profonda tristezza che il noto artista riminese Bruno Brolli è deceduto. Lascia tanta testimonianza di sé nei versanti della scultura e della pittura. Il PiccoloMuseo espone, a sua memoria l'opera in ceramica dal titolo “Il drogato” recentemente inserita in collezione. Riportiamo di seguito un testo d'archivio a firma di Franco Ruinetti. 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ogni pittura eseguita da Bruno Brolli si carica di intensa emotività. Racconta un approdo nel presente, ma anche una storia. Sono varie le tematiche che interessano l’artista e che sviluppa nel corso del tempo e della produzione. E’ stato suo mentore Luigi Pasquini che sentì l’energia dei suoi colori “gemmati”. Parlava di questo artista, viene da dire, a tutto tondo, che si avvale del pennello, ma anche della materia. La sua bottega e le realizzazioni in ceramica sono note e apprezzate in ambito locale e all’estero. Ma, tornando al primo assunto, vediamo quei colori densi, vibranti tra la purezza e la sensualità, talora sgocciolati, quei lampi di luce derivanti da certi contrasti improvvisi, ad esempio di rosso sangue, di scuro, d’azzurro, che si affermavano sulle tele della prima maniera, di quand’era molto giovane e aveva compiuto, tutto spesato, il giro del mondo. Aveva conosciuto quella tecnica in oriente, la integrò, adattò e ne fece la sua voce in arte. Prevalevano i paesaggi, realizzati con l’immediatezza del gesto, con qualche tessitura non del tutto decifrabile, tensione verso l’informale, eppure nel complesso chiaramente figurativi. Fu un’esperienza artistica impegnativa e nuova. Bruno non cedette, come altri, che per la maggior parte si sono dispersi, alla tentazione di lasciare la strada della verità. La sua espressione iconografica, in certo senso è mimetica, discende direttamente dalla nostra grande tradizione. Ecco i clown. I gesti marcati, insistiti, le cromie forti e fortemente contrastate, le esagerazioni dei vestiti e dei sorrisi sono la rappresentazione dell’allegria fanciulla, della bellezza e, unitamente, del ridicolo, sono interpreti del pensiero scompigliato, dolce e venato di malinconia della poesia popolare, che Fellini sentiva profondamente amica, che s’intona nel ricordo di tutti. Quei pagliacci abitano nella nostra prima età, levitano nel sogno.

Le opere, è opportuno sottolineare, sono fedeli ai valori del vero e questo è il credo, la categoria che non consente improvvisazioni, ma richiede sicurezza nel disegno, conoscenza evoluta della tavolozza, esercizio continuo. A questo personaggio, figlio di Rimini, l’arte richiede l’intera vita.

Poi ci sono i cavalli, protagonisti non solo nel campo delle tele, ma anche negli spazi aperti sui muri del ‘borgo’, dove ‘scalpitano’ ancora e fanno dimenticare i rumori correnti. Ecco, in altro luogo, una carica di cavalleggeri. Il quadro è particolarmente animato dal segno veloce e preciso, dall’alternanza ritmica dei colori. La vista di chi guarda sorvola sulle onde del marrone ora chiaro, ora marcio e sale agli acuti dei riflessi che s’accendono sulla pelle degli animali. Molti i colori. S’accendono e stemperano come in uno spartito musicale. Sul nero delle uniformi, composto e serio, squillano, echi di fanfara, le fiammelle rosse dei pennacchi.

Nelle scene dei dipinti insiste una sospensione nel silenzio, che certamente corrisponde allo stato interiore dell’artista, che si isola nella concentrazione. I volti dei ritratti occasionali o di persone famose sono raccontati con il vigore e, insieme, la morbidezza di una sintesi cromatica efficace, suggestiva. La verità è detta con pennellate asciutte, senza indugi descrittivi. Quegli sfondi fatti con declinazioni di vari colori, non intendono attrarre l’attenzione per non distrarla dai soggetti. Sono luci dell’emotività, non raffinatezze tecniche, chiarori astratti che derivano dall’urgenza dell’ispirazione, i quali chiamano dentro, nell’equilibrio bilanciato della composizione.

Il mare è presente su molte tele. E’ la canzone dell’azzurro, colore che esercita negli occhi e nella mente un’azione inesprimibile, diceva Goethe, che orienta ai significati della trascendenza. Esso è realtà e fantasia, bellezza senza confini. Le luci delle stagioni, sulla superficie dell’acqua e nel cielo sovrastante fanno pensare all’anima del mondo, che i colori ora modulati, ora trasparenti rendono viva e visibile.

Brolli non ha mai smesso di dipingere i paesaggi e quelli recenti, della piena maturità, non presentano più il vigore dominante dei colori. Nei campi fumiganti compaiono rare persone, contadini di una volta, tracce della memoria. Il pittore s’immedesima nelle sue vedute, in esse s’abbandona e disperde.

Nel versante della ceramica la produzione è amplissima eppure ogni ” pezzo” è unico e irripetibile. Quando si visita la sua bottega si ha sentore d’entrare nel medioevo. Piatti da esposizione, piastrelle, vasellame di foggia originale sono istoriati con fregi e immagini luminosi. Vediamo scorci antichi, monumenti testimoni dei secoli: realizzazioni che vengono acquistate e portano Rimini e la firma di Brolli in tutte le latitudini.

La materia modellata dalla creatività può assumere sembianze umane per interpretare e rendere visibili pensieri ed emozioni. Al proposito è sufficiente fare riferimento ad un’opera, “Il drogato”. E’ una terra cotta nel forno a cielo aperto, i cui colori trascorrono dai chiarori del marrone al grigio spento. Rappresenta una persona (h. cm 70) adagiata, ferita da profonde rotture e da lacerazioni. La testa è reclinata come in una crocifissione senza la croce. Non c’è condanna, ma vicinanza, condivisione della sofferenza.

Franco Ruinetti

martedì 28 giugno 2022

Istantanee (by Franco Ruinetti)

 

     

ISTANTANEE


La mente è come il mondo, non sta mai ferma. Negli enclave o intervalli tra una faccenda e un'altra alcuni motivi del passato rimbalzano nello specchio del presente, altre volte le idee si scapricciano libere e acrobatiche. Eccola! La Linda, mia amica da sempre, è alla spiaggia che si rigira su una brandina per fare la pelle bruna. Con quei capelli chiari appare come un ossimoro umano. E' double face: d'inverno scandinava, nella bella stagione africana. Ama la grande estate, della quale non perde un giorno per paura, forse, d'essere ripudiata dal sole geloso e, come la mitica Clizia, venire trasformata in girasole.

E poi la memoria vola nel mese di maggio di un anno lontano. Mi porta nell'orto di Gildo, amico da quando eravamo nello stesso banco della scuola elementare, un uomo di taglia doppia x. Mi vedo con lui in un angolo sotto il pergolato dove ha coltivato e cura un'aiuola di rose rosse. Siamo immersi nel silenzio incrinato dal mormorio del torrente contiguo che trascina il tempo verso la valle.

Le piantai insieme a mia moglie Licia. Le piacevano, le accarezzava, baciava. Erano la nostra bandiera. Le spine aguzze raccontavano i litigi, il profumo era la brezza delle oasi serene, il rosso era la dolcezza dell'amore.”

Però! Mi sorprendi con questo sfarzo di sensibilità.”

Era brava... E' morta presto, troppo presto, Ma quando sono in questo posto mi parla ancora...”

All'improvviso... sentendo zoccolare una donna, sospese il doscorso.

Ti presento la mia compagna Tonia.”

E lei, passando le forbici da potare nella sinistra, mi porse la mano destra.

Piacere.”

Piacere.”

Quindi, rivolgendosi a Gildo:

Taglio tre o quattro di queste testone.”

Poi, guardando me:

Rimanga a pranzo, oggi preparo il risotto con i petali di rose.”

Bravo! dissi all'amico dopo che lei era sparita in fretta come era venuta, non è male, complimenti!”

Lascia perdere... certamente la vita va avanti... però con Licia le rose erano poesia, mentre con questa sono come le salsicce, roba da mangiare.”


E poi traballo di palo in frasca. Torno indietro, controtempo, di poco, cioè a ieri notte, quando l'orologio, suppergiù, aveva la lancetta corta sghemba sulle 11, come il cappello sulle 23. Nel mezzo della finestra spalancata c'era la luna con la tangente di uno scampolo di nuvola. Senza muovermi ci ho fatto un balzo sopra. Il viaggio è durato un battito di palpebra perché è vicina, fuori porta. Lassù m'è apparsa una specie di dogana con le ultime stazioni della veglia e le prime del sonno, tra le quali quella dell'eterno riposo. Non mi è stato possibile procedere oltre il satellite, nell'oceano dell'ignoto, non è arrivata la mia ora e il passaggio definitivo mi fa paura. Sapevo quel pallore essere rovente e secco, ma per me andava bene avendo lasciato il corpo laggiù, in camera. Sapevo che quella luce silente era piena di sentimento, alimentato soprattutto dai poeti e dagli innamorati, che è tanto e trabocca formando l'alone. In questo vestibolo dell'eternità percepivo presenti, ma invisibili, assembramenti oceanici di spiriti umani e la solitudine abissale, nella quale credevo di trovarmi, non era inquietante, bensì gradita. Mi sentivo in una situazione di assenza, nel dormiveglia tra l'essere e il non essere, con gli occhi aperti pieni di nebbia. Quando ho intuito di trovarmi un salto fuori di me ho fatto con risolutezza un altro balzo. Sono tornato col terrore di venire catapultato nel cosmo perchè la luna, che sembra ferma o quasi, dicono gli astronomi, viaggia a 3600 km orari. Ma quanto è bella, magica, un mistero nell'universo dei misteri, da rispettare, non profanare con i piedi. E, insomma, porta male oltrepassare i limiti come insegna il folle volo di Icaro. Sarebbe meglio non disturbare la nostra dolce compagna della notte e lasciarla volare libera per “i sempiterni calli”.

E poi passo di palo in frasca. Ricordo quella volta che vidi, non so se in sogno, l'incontro di due cani di media taglia. Uno era bianco neve col corpo rasato a zero, ma con un ciuffo di riccioli sulla testa dove squillava il rosso di un fiocco. Aveva anche un ricco pompon al termine della coda nuda, che muoveva pavoneggiandosi.

L'altro era nero, a pelo lungo, sicuramente un bastardo, figlio d'occasione, uno di quei randagi che sono ormai rari perché la civiltà li perseguita, cattura, per nasconderli in moderni campi di concentramento.

Il bianco, certamente pieno di carezze e biscottini, mugolando con sussiego, pronunziò la sentenza:

Siamo nel terzo millennio e ancora tu puzzi di cane!”

Il nero rispose:

Preferisco la fame al blasone e alle coccole che ti fanno dopo averti ridotto come un bambolotto, dopo che ti hanno reso ridicolo e snatutrato con l'operazione. Preferisco l'odore vero al puzzo del profumo.”

La mente non si ferma. Quando sul suo schermo non passano le immagini e vi si stende una tabula rasa odo il ronzio dei corpi celesti che rotolano. Poi arrivano i pensieri perduti o lasciati da parte oppure quelli del tutto nuovi, imprevedibili. Se la facoltà della logica è momentaneamente sgangherata (un po' di pazzia non guasta) può arrivare una specie di trance e la vita non è male. Rivivo la lontananza dell'infanzia e mi ritrovo nell'aia dove gorgheggia la chioccia, mentre il gallo se ne frega e arieggia da padrone. Anatre, maiali, vitello sono una multietnica compagnia, tutti animali senza l'anima, quindi li mangiamo.

E ora arriva, non saprei dire se l'ho convocato, il vecchio cacciatore con i baffi alla Francesco Giuseppe. Sparò alla lepre, ma ammazzò il cane che la inseguiva. Per cui suo figlio sacramentò straziando parole e parolacce.

Cani come quello non ce ne sono più al mondo... a 60 anni i vecchi devono fare i vecchi, non i cacciatori.”

Lui era zoppo e calvo. Mi sembrava peggio in arnese e più vecchio di suo padre.

Ed eccolo, di tanto in tanto rivedo, cioè ricordo Gingillo. Io però lo chiamavo Carlo. Ma chissà ora dov'è, chissà se vive. Quando ero sui 17 anni fu mio amico solo per il tempo di un'estate. Era un po' strano, anzi molto. Diceva bugie grosse come bombe. Diceva di essere nobile. Era figlio unico di madre nubile e padre vattelapesca. Sua madre, per tirare avanti, andava a servizio. E girava voce che lui fosse finocchio, nel migliore dei casi omosessuale, oggi gay. Era povero, ma con le bugie era stato ospite al Danieli di Venezia e se la spassava. Io sorridevo, lui qualche volta sorrideva.

Una sera un ragazzo, passando, gli tirò l'occhiolino. Ripassando insistette e io lo presi per lo stomaco. Quello mi stampò un pugno in un occhio al quale risposi con un palmino sulla fronte mandandolo a gambe per aria.

Il giorno dopo a mia madre che mi chiese ragione del vistoso ematoma raccontai l'accaduto e che avevo incontrato un cazzotto.

Da quella volta non ho mai più visto Carlo. Scomparve come neve al sole. Torna nella finzione

Franco Ruinetti

lunedì 27 giugno 2022

lunedì 13 giugno 2022

Gli mspilli di maneglia (513)

 

Mentre in Ucraina sparano pallottole e muore la gente.... in Italia sparano "c....te" in TV in mille infiniti talk-show !


lunedì 6 giugno 2022