venerdì 25 febbraio 2022

La morte di Germano Ceschi - il ricordo del Piccolomuseo di Fighille tramite le parole del suo direttore Franco Ruinetti


E' morto Germano Ceschi, artista riminese. E' stato un grande artista, che la cultura e gli onori hanno colpevolmente trascurato. E' vero: lui preferiva la culla del silenzio alle luci della ribalta.

Il PiccoloMuseo e Fighille lo ricordano con stima. Ringraziano Enzo Maneglia, suo amico da sempre, di avere comunicato il triste evento.

Segue un testo di Franco Ruinetti, pure suo amico ed estimatore, composto per una mostra che, causa la malattia, non è stata inaugurata.

Guardo i dipinti di Germano Ceschi, che non sono facili eppure mi chiamano, talvolta anche se non li ho davanti. Ho parlato di essi con gente interessata all'arte e ognuno ha detto la sua, ma con un denominatore comune, che è l'inquietudine. L'autore non commenta la propria produzione, non spiega se stesso, è riservato e schivo. Allora io dico la mia e parto da quando, ancor giovane, dipingeva paesaggi, vedute radenti con orizzonti al limitare, dai colori battenti nei prosceni, che si scioglievano ai confini del cielo. Erano interessanti, ma ad un certo momento non volle più adagiarsi nella dolcezza dei violini e andò oltre, cercò di superare la superficie dell'apparenza, i colori persero il sorriso e le figure divennero tracciati, orme del pensiero. Comunque ancora, talvolta balza al presente, derivante da un sentimento tenace, qualche veduta di Rimini, sua patria e culla. Ogni soggetto, inteso con quel personale inconfondibile lessico pittorico coniugato in termini classici, risulta come miraggio in lotta con un deserto che avanza inesorabile. In altri quadri sembra sul punto di comparire, definirsi, un argomento, parvenza leggibile, ma l'attesa è inutile. Essi, con i loro enigmi, contagiano, parlo per me, malinconia, di più: tristezza, anzi angoscia. Intravvedo campi di fango secco e screpolato con la nostalgia verde dei prati, mi perdo in tessiture come di ragnatele grigie che hanno una segreta eco nel cielo azzurro. Ci sono sparsi, ma accordati, ora dei segni geometrici, ora incisioni di simboli, poi brevi apporti materici, inoltre caratteri simili a quelli cuneiformi, che viene la tentazione di leggere. C'è, mi pervade, una musica lenta quasi monocorde nella densità del silenzio. Certe proposte non lasciano indifferenti. L'opera d'arte può essere anche denuncia ed è valida indipendentemente da quello che rappresenta, come dichiara un testimone che si chiama Kandinskij.

A volte, nei quadri di Ceschi, compaiono, nella nebbia del grigio o nella stanchezza di un colore impensabile, tra ocra e violetto, barlumi appena percepibili che potrebbero alludere all'estrema luce del tramonto, ma, perché no, anche al miracolo di una nuova aurora.

Le emozioni che accendono i dipinti di questo autore sono diverse, come sono diversi coloro che li incontrano. L'artista sviluppa anche il tema, dell'inquinamento, che nega la bellezza alle generazioni future e laddove la speranza si va spegnendo non è un vanto appartenere alla civiltà.

Franco Ruinetti