martedì 1 agosto 2017

Visti al museo (160) - Chiarani

 


L'artista Franco Chiarani, presente nella collezione permanente  del Piccolomuseo di Fighille, è il protagonista di una importante mostra personale presso la sala civica «Giuseppe Craffonara» di Riva del Garda. La mostra è organizzata dal Gruppo Amici dell’Arte ed è curata da Nicoletta Tamanini. Il titolo della mostra è «La sottile anima del segno». La mostra sarà aperta al pubblico dal 22 luglio al 9 agosto 2017.




L'opera di Franco Chiarani è composta da figure sparse che si incastonano nello spazio circostante, che si dimostrano essere quasi scavate da un bulino immaginario che le monda dall’eccessiva materia e, contemporaneamente, le ferisce in maniera indelebile. La mostra rappresenta un momento importante di riflessione intorno all’ampia produzione dell’artista di Arco. Molte sono le opere esposte, anche inedite, tra cui carte, disegni, oli e tecniche miste, tutte alla ricerca della sottile anima dell’immagine.

«Acuto osservatore, sottile, quasi spietato indagatore dell’altrui e proprio sentire – dice Nicoletta Tamanini – cantore di un’umanità sospesa in una perenne, snervante attesa, in fragile equilibrio tra sensuali passioni, profonda solitudine e narcisistico individualismo, Franco Chiarani si conferma ad ogni appuntamento espositivo come uno degli artisti più interessanti ed originali del panorama contemporaneo. Pur impegnato da vari decenni a maturare, arricchire ed affinare un indubbio talento con studi, letture, feconde amicizie con altri artisti e frequentazioni di eventi artistico – culturali anche a livello nazionale, non rinuncia all’impegno quotidiano con la pittura, il disegno e soprattutto con la carta, il supporto privilegiato delle sue opere e, forse, la sua vera compagna e musa ispiratrice. 



Carta che l’artista di Arco conosce come pochi, sfruttandone i pregi e, in un’inesauribile sete di continua, audace sperimentazione, indagandone ancora nascoste, insospettate potenzialità. Trattando, rielaborando, manipolando con una tattilità al limite del maniacale un materiale spesso di recupero, Chiarani lo trasforma nobilitandolo a corpo stesso del lavoro pittorico da cui l’anima traspare grazie a pochi, efficaci tratti. Sospesi in atmosfere sapientemente a-spaziali e a-temporali, frammenti di vita vissuta, emergendo dalle nebbie dell’oblio come nostalgici ricordi, delicate impressioni o fugaci tracce mnemoniche, vengono così sapientemente traslati dal pittore trentino in efficaci narrazioni collettive in cui caducità e solitudine dell’uomo contemporaneo divengono il fil rouge per raffinate, minimalistiche elegie visive. Impegnato da sempre nell’eliminare con caparbietà ogni dato o elemento superfluo dall’opera, scavando con ossessione quasi autodistruttiva nella materia e nell’anima delle cose, Chiarani da anni ha optato per un linguaggio quasi monocromatico che in realtà sottolinea ed amplifica la profondità del suo sentire poetico mutando il silenzio in cui sono immersi i protagonisti delle sue narrazioni in un’infinita attesa greve di pensieri ed interrogativi. 

Proprio la strenua ricerca dell’essenziale nella vita e nell’arte coniugata forse ad una matura, più distaccata consapevolezza di sé ha recentemente convinto l’artista di Arco sulla forza del proprio segno e sull’efficacia della propria gestualità pittorica trascinandolo con maggiore impegno nella realizzazione di piccoli disegni di rara spontaneità e vivace immediatezza. Un segno istintivo, efficace, vera anima pulsante del dipinto, vivace nella sua fresca creatività, spesso accompagnato anche da qualche brillante nota cromatica che si sta imponendo anche nelle opere realizzate da Franco Chiarani nell’ultimo periodo. Come appare evidente nel percorso espositivo della mostra “La sottile anima del segno”, affascinante viaggio lungo una trentina di recenti lavori del pittore arcense, nulla è mai scontato e la vera forza della pura creatività è proprio il suo continuo mutare e divenire in sintonia con le vibrazioni emozionali di un artista che, seppur affermato e maturo umanamente e professionalmente, non rinuncia al continuo, infaticabile lavoro di ricerca e sperimentazione che lo ha sempre contraddistinto».