giovedì 22 giugno 2017

Rimini, una galleria d'arte all'aperto (by Franco Ruinetti)




Io, Enzo Maneglia e l'amico prete Gabriele abbiamo azzeccato una mattina dell'april novo, direbbe il Carducci, per andare verso la foce del Marecchia, col sole che finalmente celebra con la grancassa la festa della primavera , per vedere i dipinti, che, da quando la nostra vecchia lingua cede il passo all'esotismo, si definiscono murales, recentemente eseguiti. Questo spicchio di città si chiama Barafonda e la signora Luigina dell'Hotel Ricchi, ha spiegato che il toponimo è discusso. Per lei viene dal Brasile dove un certo Balducci era emigrato e, quando decise di tornare, vendette la sua proprietà dal titolo 'Barra fundum' (forse si riferiva alla sbarra per impedire il passaggio al casolare). Secondo la Luigina a lui dispiacque disfarsi di quel fondo e, dato che non poté trasportarlo, portò con sé il nome per battezzare la casa che costruì verso l'estuario del fiume riminese. L'intitolazione, rimasticata nell'italiano locale, sempre con una manciata di interrogativi sulla sua origine, si estese a macchia d'olio a tutto il quartiere: la Barafonda.



Sull'argine destro

Là, dove si vede il fiume perdersi lentamente nell'azzurro tra cielo e mare, passeggiando sull'argine destro, si fiancheggiano quei capanni in fila ordinata i cui muri raccontano, spesso fanno sognare, hanno le voci di alcuni artisti locali, tutti, più o meno, familiari del genere figurativo, che è subito leggibile.

Ad ogni pittore è stato riservato l'intero muro di un capanno, grande diversi metri quadrati. E mi sembra che qui, questi autori, che conosco bene da decenni, hanno dato il meglio di sé. Le opere sono di notevole impegno, realizzate di getto, senza preventivi studi o cartoni preparatori. Così a cielo aperto, vivono la festa del primo sole e, al confronto, i faretti delle gallerie sono lucciole. Certi colori hanno le note di una musica antica, ma rinnovata nello splendore intatto di un mattino dono dell'universo. E m'è rimasto nella mente il suono di una campana che batte le ore con allegria diffondendo nell'aria ondate di giovinezza.




La mostra

Questa è una ricca rassegna di dipinti, un'antologica, dove ti senti in piena libertà e non viene a parlare, con garbo e competenza, il gallerista, che alla fine offre un'occasione unica e irripetibile.

Mi sono soffermato davanti a ciascun lavoro e ho preso qualche appunto per non perdere completamente le impressioni che ho provato. Gli artisti che vado nominando e le loro opere non sono in ordine di importanza, non. rappresentano alcuna gerarchia di valori. In quasi tutti i dipinti, all'orizzonte, c'è il respiro del mare. L'arte e la realtà si perdono ai confini dell'azzurro.


In un quadro c'è un bambino, dai capelli neri ricci, pantaloni lunghi, piedi nudi con le mani nelle tasche. E' dove l'onda perde l' ultimo anelito e interroga l'orizzonte, il suo. L'autore è “Agim Sulai”. E così ho detto una bugia quando ho sostenuto di conoscere tutti gli artisti.



In un tondo Italo Paolizzi coglie uno scorcio estivo in riva al mare. Dei ragazzi corrono e una donna dispiega un cartoccio di sarde. Al trabucco della pittura fanno eco quelli veri sugli argini. I colori sono vivaci. Il linguaggio è spontaneo, per l'artista il dipingere è naturale. Come respirare.


Davanti al lavoro di Liliana Quadrelli mi fermo a lungo. Nell'acqua bassa si vede la sabbia con i suoi corrugamenti, che svaria nelle commistioni del giallo, del marrone, del grigio. L'increspatura ondulata ha riflessi argentei. Piccoli pesci trascorrono in formazione.



Uno spartito di gioia, di vacanza è lo scorcio di Gianni Caselli dal titolo “Le Bagnanti”. Sei giovani donne, avvenenti, solo con la loro presenza accendono nel mare una festa di colori. La pittura è un'istantanea intonata all'allegria e al piacere di vivere.


Nessuna esultanza cromatica nel quadro di Lydia Brolli Maneglia che propone una scena tra la realtà attuale e le lontananze dell'oblio. Una barca e il pescatore che rammaglia la rete sono lievi, aerei. Potrebbero essere i soggetti del gonfalone del quartiere.

Il giorno che nasce dal mare è lo spettacolo della natura più suggestivo, in genere disatteso, gratuito. Il dipinto di Lyan Savango scrive, con i colori, una poesia che si nutre d'amore, mistero, luce.

Passa sull'argine un giovane sulla carrozzella elettrica. E' attento, fa una tappa davanti ad ogni capanno. Quando mi passa vicino gli chiedo quali dipinti gli piacciono di più. “Te lo dirò tra dieci giorni” è la risposta secca. Proseguo.


Non potevano mancare le vele di Luciano Filippi, grandi che non stanno nel quadro, di colore rosso squillante, del quale sembra voglia vestirsi il vento. Gli scafi sono insabbiati, ma i colori dell'acqua e dell'aria si muovono rapidi, risuonano alti.

Secondo Vannini è il cantore della Romagna solatia. Ha dipinto uno scorcio della sua solitudine: un ciuffo di piante, un capanno, il cielo sereno. Nei suoi quadri c'è sempre la voglia di vivere all'aria aperta. C'è la nostalgia che recupera lo sfarzo della giovinezza.

Dipinto emblematico anche quello di Marco Berlini: la tratta della rete è un lavoro corale che rappresenta la realtà e la storia della borgata. Poche pennellate diventano figure umane. I colori sono di uno spartito perfettamente accordato.



L'umorista Enzo Maneglia rende omaggio a Federico Fellini interpretando la famosa, giocosa e mesta poesia del muratore. La casa non c'è, è solo un desiderio generazionale, forte come un'impalcatura, è un miraggio, una fantasia sulla riva del mare.

Ecco una notte in riva al mare, con le stelle danzanti e la luna trafugata da una favola. Il dipinto è di Massimo Pazzini. L'arenile è deserto, ma una bicicletta e un motorino dicono che dietro un ombrellone ci sono due amanti, che dispiegano le vele nell'azzurro del cielo.

Nella veduta di Maurizio Minarini la geometria diviene poesia. Alcune linee scandiscono i colori della sabbia, della spuma del mare, del cielo. Tutto è fermo nel silenzio denso della concentrazione. Solo alcuni gabbiani traforano, col loro bianco, l'azzurro del cielo.



I due fidanzati di Giuliano Maroncelli procedono abbracciati verso un mare turbolento. Il loro amore potrà affrontare le insidie del vento che sconvolge un cielo incombente cupo e suggestivo. Anche le loro biciclette, l'una all'altra appoggiata, fanno i bacetti.



Nello Pari dipinge un mattino con i pescatori d'altro tempo. suo padre era uno di questi che ormai vivono nella luce del mito. I colori accendono accordi ariosi, la narrazione è essenziale, coglie l'insieme, senza soffermarsi nella definizione puntigliosa dei particolari.

Federico Pavolucci ricorda, con un'illustrazione tra la realtà e la favola, la storia della balena che si arenò alla Barafonda nel 1943. L'arte supera il tempo e l'avvenimento continua a sorprendere. La cronaca afferma che il cetaceo fu trasformato in sapone.



Antonella Spada dipinge l'estate e la voglia di libertà. La scena si svolge in larghe stesure cromatiche semplici ed evocative. Al giallo ocra dell'arenile segue l'azzurro del mare che si perde ai confini del cielo. Una fanciulla corre ad abbracciare l'orizzonte.

Ecco, ripassa il giovane in carrozzella. Non posso fare a meno di chiedergli: “Perché tra dieci giorni?” Ci pensa un momento, poi spiega perentorio:”Il giudizio vuole tempo per maturare”: Proseguo.

Raffaella Vaccari ha rappresentato due innamorati che passeggiano proprio sul lungofiume. Li accarezza un vento sereno. Un gatto, seduto per terra, pensa ai fatti suoi. Questa istantanea dell'arte ha quali protagoniste la giovinezza del mondo e la bellezza.

Serena Coceani è autrice di un quadro nel quale si vedono dei giovani, solo abbozzati, sotto l'ombrellone. La loro identità non ha importanza. I colori densi del prospetto, che si perdono nella lontananza, il sole e il tutto parlano di una piacevole vacanza al mare.


Germano Ceschi ha dipinto una canzone dedicata agli anni del dopoguerra, quando la spiaggia era nuda, senza ombrelloni. Il mattino s'accende di note cromatiche suonate da una brezza leggera. Il racconto si svolge garbato, nelle consonanze dell'armonia.

Sparsi, alti sui muri, si vedono alcuni branzini non firmati e fuori da ogni contesto. In una mattina così la vita è leggera e i pesci volano.

Franco Ruinetti