Sull'argine destro
Là, dove si vede il fiume
perdersi lentamente nell'azzurro tra cielo e mare, passeggiando sull'argine
destro, si fiancheggiano quei capanni in fila ordinata i cui muri raccontano,
spesso fanno sognare, hanno le voci di alcuni artisti locali, tutti, più o
meno, familiari del genere figurativo, che è subito leggibile.
Ad ogni pittore è stato
riservato l'intero muro di un capanno, grande diversi metri quadrati. E mi
sembra che qui, questi autori, che conosco bene da decenni, hanno dato il
meglio di sé. Le opere sono di notevole impegno, realizzate di getto, senza
preventivi studi o cartoni preparatori. Così a cielo aperto, vivono la festa
del primo sole e, al confronto, i faretti delle gallerie sono lucciole. Certi
colori hanno le note di una musica antica, ma rinnovata nello splendore intatto
di un mattino dono dell'universo. E m'è rimasto nella mente il suono di una
campana che batte le ore con allegria diffondendo nell'aria ondate di
giovinezza.
La mostra
Questa è una ricca
rassegna di dipinti, un'antologica, dove ti senti in piena libertà e non viene
a parlare, con garbo e competenza, il gallerista, che alla fine offre
un'occasione unica e irripetibile.
Mi sono soffermato
davanti a ciascun lavoro e ho preso qualche appunto per non perdere
completamente le impressioni che ho provato. Gli artisti che vado nominando e
le loro opere non sono in ordine di importanza, non. rappresentano alcuna
gerarchia di valori. In quasi tutti i dipinti, all'orizzonte, c'è il respiro
del mare. L'arte e la realtà si perdono ai confini dell'azzurro.
In un quadro c'è un bambino, dai capelli neri ricci, pantaloni lunghi, piedi nudi con le mani nelle tasche. E' dove l'onda perde l' ultimo anelito e interroga l'orizzonte, il suo. L'autore è “Agim Sulai”. E così ho detto una bugia quando ho sostenuto di conoscere tutti gli artisti.
In un tondo Italo
Paolizzi coglie uno scorcio estivo in riva al mare. Dei ragazzi
corrono e una donna dispiega un cartoccio di sarde. Al trabucco della pittura
fanno eco quelli veri sugli argini. I colori sono vivaci. Il linguaggio è
spontaneo, per l'artista il dipingere è naturale. Come respirare.
Davanti al lavoro di Liliana Quadrelli mi fermo a lungo. Nell'acqua bassa si vede la sabbia con i suoi corrugamenti, che svaria nelle commistioni del giallo, del marrone, del grigio. L'increspatura ondulata ha riflessi argentei. Piccoli pesci trascorrono in formazione.
Uno spartito di gioia, di
vacanza è lo scorcio di Gianni Caselli dal titolo “Le
Bagnanti”. Sei giovani donne, avvenenti, solo con la loro presenza accendono
nel mare una festa di colori. La pittura è un'istantanea intonata all'allegria
e al piacere di vivere.
Nessuna esultanza cromatica nel quadro di Lydia Brolli Maneglia che propone una scena tra la realtà attuale e le lontananze dell'oblio. Una barca e il pescatore che rammaglia la rete sono lievi, aerei. Potrebbero essere i soggetti del gonfalone del quartiere.
Il giorno che nasce dal
mare è lo spettacolo della natura più suggestivo, in genere disatteso,
gratuito. Il dipinto di Lyan Savango scrive, con i colori, una
poesia che si nutre d'amore, mistero, luce.
Passa sull'argine un
giovane sulla carrozzella elettrica. E' attento, fa una tappa davanti ad ogni
capanno. Quando mi passa vicino gli chiedo quali dipinti gli piacciono di più.
“Te lo dirò tra dieci giorni” è la risposta secca. Proseguo.
Non potevano mancare le vele di Luciano Filippi, grandi che non stanno nel quadro, di colore rosso squillante, del quale sembra voglia vestirsi il vento. Gli scafi sono insabbiati, ma i colori dell'acqua e dell'aria si muovono rapidi, risuonano alti.
Secondo Vannini è il cantore della Romagna solatia. Ha dipinto uno scorcio
della sua solitudine: un ciuffo di piante, un capanno, il cielo sereno. Nei
suoi quadri c'è sempre la voglia di vivere all'aria aperta. C'è la nostalgia
che recupera lo sfarzo della giovinezza.
Dipinto emblematico anche
quello di Marco Berlini: la tratta della rete è un lavoro corale
che rappresenta la realtà e la storia della borgata. Poche pennellate diventano
figure umane. I colori sono di uno spartito perfettamente accordato.
L'umorista Enzo
Maneglia rende omaggio a Federico Fellini interpretando la famosa,
giocosa e mesta poesia del muratore. La casa non c'è, è solo un desiderio
generazionale, forte come un'impalcatura, è un miraggio, una fantasia sulla
riva del mare.
Ecco una notte in riva al
mare, con le stelle danzanti e la luna trafugata da una favola. Il dipinto è
di Massimo Pazzini. L'arenile è deserto, ma una bicicletta e un
motorino dicono che dietro un ombrellone ci sono due amanti, che dispiegano le
vele nell'azzurro del cielo.
Nella veduta di Maurizio
Minarini la geometria diviene poesia. Alcune linee scandiscono i
colori della sabbia, della spuma del mare, del cielo. Tutto è fermo nel
silenzio denso della concentrazione. Solo alcuni gabbiani traforano, col loro
bianco, l'azzurro del cielo.
I due fidanzati di Giuliano Maroncelli procedono abbracciati verso un mare turbolento. Il loro amore potrà affrontare le insidie del vento che sconvolge un cielo incombente cupo e suggestivo. Anche le loro biciclette, l'una all'altra appoggiata, fanno i bacetti.
Nello Pari dipinge un mattino con i pescatori d'altro tempo. suo padre era uno di questi che ormai vivono nella luce del mito. I colori accendono accordi ariosi, la narrazione è essenziale, coglie l'insieme, senza soffermarsi nella definizione puntigliosa dei particolari.
Federico Pavolucci ricorda, con un'illustrazione tra la realtà e la favola, la
storia della balena che si arenò alla Barafonda nel 1943. L'arte supera il
tempo e l'avvenimento continua a sorprendere. La cronaca afferma che il cetaceo
fu trasformato in sapone.
Antonella Spada dipinge l'estate e la voglia di libertà. La scena si
svolge in larghe stesure cromatiche semplici ed evocative. Al giallo ocra
dell'arenile segue l'azzurro del mare che si perde ai confini del cielo. Una
fanciulla corre ad abbracciare l'orizzonte.
Ecco, ripassa il giovane
in carrozzella. Non posso fare a meno di chiedergli: “Perché tra dieci giorni?”
Ci pensa un momento, poi spiega perentorio:”Il giudizio vuole tempo per
maturare”: Proseguo.
Raffaella Vaccari ha rappresentato due innamorati che passeggiano proprio
sul lungofiume. Li accarezza un vento sereno. Un gatto, seduto per terra, pensa
ai fatti suoi. Questa istantanea dell'arte ha quali protagoniste la giovinezza
del mondo e la bellezza.
Serena Coceani è autrice di un quadro nel quale si vedono dei giovani, solo
abbozzati, sotto l'ombrellone. La loro identità non ha importanza. I colori
densi del prospetto, che si perdono nella lontananza, il sole e il tutto
parlano di una piacevole vacanza al mare.
Germano Ceschi ha dipinto una canzone dedicata agli anni del dopoguerra,
quando la spiaggia era nuda, senza ombrelloni. Il mattino s'accende di note
cromatiche suonate da una brezza leggera. Il racconto si svolge garbato, nelle
consonanze dell'armonia.
Sparsi, alti sui muri, si
vedono alcuni branzini non firmati e fuori da ogni contesto. In una mattina
così la vita è leggera e i pesci volano.
Franco Ruinetti