sull'opera di
SERGIO MASSETTI
Tutto diviene, tutto si
trasforma quando demiurgo è l'artista in cui urge l'humus incontenibile della
creatività. Sergio Massetti è alla continua ricerca di realtà nuove, di
assemblaggi e coniugazioni apparentemente impossibili, che acquistano ancora
un'altra vita, sorprendente identità, piacevole illusione. Incontri cercati o
casuali accendono il lampo dell'ispirazione. Il verbo della creatività può
avere origine da cose semplici, ad esempio la posateria di casa o, come succede
il più delle volte, da oggetti morti, ormai inutili, che riposano dimenticati
nei cimiteri a cielo aperto delle discariche.
Vedere certe realizzazioni è
come viaggiare in un'altra dimensione, in un sogno dove un piccolo insetto
innocuo diventa gigante e si veste di nichel lucente o altri materiali; può
avere le elitre realizzate con palette di plastica, ferme sull'atto di vibrare,
e le zampe, da feroce guerriero, fatte con schiaccianoci aperti che mostrano i
denti.
Con oggetti, trovati nei
campi della fantasia a briglia sciolta con le scintille delle intuizioni, tra
loro parenti, più frequentemente eterocliti, prendono forma pesci, cavalli,
motivi vegetali e altro, tanto altro. I singoli componenti, variamente uniti,
perdono se stessi e compongono organismi del tutto lontani dalla loro natura,
che vivono nella luce dell'invenzione.
L'esistenza, per questo
autore, è ricca di incontri, di stimoli. Un reperto, gettato via, ridotto a
niente, ormai insignificante, gli appare latore di altri significati. In
definitiva è la cosa reietta che dialoga con chi la sa ascoltare. L'artista va
oltre. L'opera nasce da un disegno, talvolta solo mentale, che è l'impronta
dell'idea, si svolge con saldature, avvitamenti, incollature, incastri. Quindi
i risultati avvengono per aggiunzioni di oggetti o porzioni di essi trovati
dallo scandaglio dell'intelligenza. Che è la guida e si confronta con i
molteplici e multiformi residuati del consumismo.
Certe composizioni hanno
qualcosa di calamitante perché incuriosiscono, chiamano anche tramite i loro
movimenti cromatici. Ecco, si può assistere ai continui rimbalzi di voci
argentine nella chiarezza sfacciata dell'acciaio che subito si perde in
elementi ferrosi grigio chiaro, poi scuro, mentre assorbe la luce il rosso
vecchio, stanco del corpo di un gallo felicemente individuato nel serbatoio di
un motociclo.
Sono sculture piccole o meno
piccole di una produzione fertile. Derivano da un talento e una capacità
tecnica evoluti. Allorché si guardano si capisce anche che chi le crea, mentre
le assembla, prova piacere. Esse hanno e trasmettono la brezza di una
componente ludica. Possono risvegliare il Palazzeschi della poesia
“...lasciatemi divertire”. Hanno lo scatto dell'arte e il sorriso del gioco.
(Franco Ruinetti)