Perché questa
ricerca? Perché sono sempre stato attratto dall'astratto, ma non sempre sono
riuscito a viverlo profondamente. Sarò blasfemo, non mi importa, ma certi
segmenti e segni su campo cromatico, siano pur tracciati da artisti famosi, mi
sembrano arbitrari e, a richiesta, faccio fatica a spiegarli esaurientemente,
così m'accorgo di menare il can per l'aia. Eppure torno sopra a certe opere,
voglio rivederle, capirle almeno un po', sento che nutrono una segreta calamita
(alcuni sostengono che la loro validità sta proprio nella forza di attrazione,
ma a me non basta). Una volta, per spiegare un dipinto fatto di segmenti come
stecchi sparsi, di qualche linea tirata ad occhi chiusi, citai il credo del
movimento De Stijl. “Spogliando la natura delle sue forme si ottiene lo
spirito”. Al che un arguto “fruitore” disse di non sapere che gli spiriti
fossero fatti con gli scarabocchi.
Altra cosa è, almeno per me, quando in un quadro che non rappresenta figure si vedono alternanze di colori, boschi di verdi, biondeggiare del grano, blu punteggiato di stelle e così via, allora entro nel dipinto, vivo la vita dei colori, mi immergo e naufrago nei loro segreti.
Altra cosa è, almeno per me, quando in un quadro che non rappresenta figure si vedono alternanze di colori, boschi di verdi, biondeggiare del grano, blu punteggiato di stelle e così via, allora entro nel dipinto, vivo la vita dei colori, mi immergo e naufrago nei loro segreti.
Non è facile fare l'astratto, che fino ad una decina di anni or sono
pareva andare di moda. Al certame fighillese, fino a 15 o 20 anni fa, molte
opere erano astratte o informali (spesso queste definizioni si equivalgono).
Col tempo il loro numero è calato. Nel 2014 ce n'erano poche e quella che mi ha
chiamato con insistenza proponeva uno spartito di note cromatiche culminanti in
una distesa di sangue e fuoco, in un gorgo notturno, in frammenti e squilli di
luci dorate, brevi sorrisi (bravo Censini).
La copertina del prossimo catalogo 2016 in uscita ad ottobre |
Questi cataloghi sono archivi delle emozioni, della fantasia, della
creatività, qua e là del talento, della bellezza. Io vi scorrazzo dentro per
cercare risposte alle domande che talvolta essi stessi mi accendono. Ora
chiedo: dove va la pittura oggi? Una risposta è che ancora convivono le
tendenze del secolo scorso, dalle avanguardie alle neo-avanguardie, però tutti
questi alvei si assottigliano, si stanno prosciugando, mentre si assiste ad un
ritorno verso il classicismo, ad un figurativo integrale che può declinare il
vero col sogno, con la fantasia, l'astratto. Si potrebbe affermare che la
pittura fa un passo indietro per andare avanti.
Al proposito: ho incontrato una fotografia che, a parer mio, sintetizza
e rappresenta la tendenza più seguita dagli artisti di oggi. Essa occupa lo
spazio di una pagina, precede il verbale della giuria, nel catalogo che
racconta il XXX concorso, quello del 2011. Rappresenta un bosco con piante vive
di grosso fusto, mentre sulla terra, buttati là, ci sono rami nudi, che si
articolano in percorsi intricati, come linee non rispondenti all'intelligenza,
ma al caso. Questa immagine in bianco e nero evoca un'opera quasi monocroma di
Mondrian, l'”Albero argentato”.
Il vero commisto all'astratto si trova in natura e in varie opere
presenti in questi cataloghi.
Sono frequenti gli artisti odierni che si possono dire “figurativi.“ Ma,
i più, non sono imitatori pedissequi, elaborano i soggetti che, però, restano
riconoscibili, li integrano, completano, sviluppano in infiniti modi. Qualche
volta certe opere sorprendono per originalità e novità di linguaggio. Ecco
allora l'eleganza, di Viviani, il mondo levitante di Paoli, la dolcezza
surreale di Gueggia, la tristezza accorata di De Chiara, la canzone a colori di
un vicolo affollato di Napoli intonata da Concilio. La strada della pittura
tradizionale va avanti. In generale gli autori più non rompono col passato, che
studiano, che è il loro motivo di partenza e di riferimento.
Franco
Ruinetti
(introduzione tratta dal Catalogo del Premio FighilleArte 2015)